Due parole sugli avvenimenti degli ultimi giorni, per quello che serve.
Partendo dalla più recente bocciatura del famigerato e controverso DDL Zan, con l'esultanza da stadio delle nostre destre, come se il blocco di una legge a favore dei più deboli possa mai essere motivo di orgoglio, indipendentemente dal tipo di debolezza, che sia una disforia di genere o una disabilità.
Ieri ha vinto la non tolleranza, l'arroganza e la superbia di chi pensa che deve dire agli altri come vivere, di chi pensa che sia giusto imporre agli altri una propria visione.
Ed è molto interessante come, tra le fila di coloro che esultavano, ci fossero ferventi cattolici, come Salvini e la Meloni, che dei valori fondamentali del cristianesimo hanno ben poco, sicuramente non la tolleranza, il rispetto e l'amore fraterno.
Dopo un anno circa di ostruzionismo per questa legge, alla fine, hanno vinto, ci sono riusciti.
La legge non è passata.
Ma questa non è una sconfitta solo per transgender e omosessuali, ma anche per i disabili, che venivano contemplati nel disegno di legge.
Nel frattempo qualche giorno fa l'INPS, appoggiandosi ad alcune sentenze della Corte di Cassazione, ha deciso di togliere le 287€ previste per le disabilità sotto al 100 (che per chi si stesse chiedendo, include anche le amputazioni).
Mentre la direttrice dell'INPS, proveniente da Equitalia, e - dubbio mio personale - probabilmente scelta apposta, perché la verità è che l'INPS, i soldi non li ha, decide di togliere 200€ a chi ha dei seri problemi di salute, questo ci invita a una riflessione.
Un disabile (con disabilità tra il 76-99%), deve scegliere tra la certezza di un, seppur insufficiente, sussidio di invalidità o il buttarsi nel mondo del lavoro, che ad oggi non da garanzie e certezze a quasi nessuno, disabili e non, magari per cercare di sentirsi parte integrante della società e non un "peso" (o ancora incrementare le fila del lavoro nero, visto che per vivere servono soldi e se si hanno gravi problemi di salute, un po' di più)
Infatti per avere diritto al sussidio non può lavorare.
Aggiungo, anche, a chi potrebbe obiettare che - se lavora - può vivere del suo stipendio come gli altri, che questo non è possibile.
Infatti, chi lavora normalmente può spendere i suoi soldi come meglio crede, incluso investire per il proprio futuro; mentre il disabile, deve affrontare delle spese mediche che il Sistema Sanitario Nazionale, per quanto invidiabile anche al livello mondiale, per problemi economici e burocratici, non riesce spesso a coprire in modo sufficiente, almeno da quando siamo passati dalle USL (Unità Sanitaria Locale) ad ASL (Azienda Sanitaria Locale).
Il tutto mentre la ministra per la disabilità Erika Stefani continua a parlare del nulla, prospettando una modifica alla legge, "per togliere la parte in cui si parla di inattività lavorativa per avere diritto al sussidio", ma rilasciando dichiarazioni molto vaghe, anche se fiduciose di una celere risoluzione.
Nessun commento:
Posta un commento